Nostalgia degli anni ’80
Avete presente i film e le serie tv come Stranger Things, Drive, Turbo Kid, Kung Fury, Moonbeam City, l’episodio San Junipero di Black Mirror… o i videogiochi alla Hotline Miami, Neon Drive, Retro City Rampage, l’espansione Blood Dragon di Far Cry 3, Grand Theft Auto: Vice City, New Retro Arcade: Neon eccetera eccetera? Ebbene, cos’hanno essi in comune? Certo, l’estetica rétro. Più in particolare, tali produzioni si rifanno agli anni ’80 e presentano colonne sonore ispirate a quel periodo.

La musica di cui parlo si chiama Synthwave, ma questo è un termine generico. La Synthwave era un importante movimento musicale proprio degli anni ’80, e come tale era limitato dai canoni e dalla tecnologia del periodo. Si trattava di new wave e darkwave più orientata ai suoni elettronici e ai sintetizzatori, con tanto di campionamenti e registrazioni. A quell’epoca i sintetizzatori erano “rudimentali” e il suono era tipicamente anni ’80: scarno, semplice, a tratti minimalista (e da qui chiamato minimal wave).
Nel mezzo degli anni 2000, però, accade qualcosa. A causa della crisi mondiale, molte persone cominciano a guardare al passato. Il futuro, in un certo senso, ci è stato sottratto: l’avvenire appare cupo, peggiore del presente, in quanto ulteriormente sradicato dalla realtà. La tecnologia non esercita più quel fascino positivistico. Le tensioni sociali e geopolitiche acuiscono questo sentimento, insieme al dramma economico e alla diffidenza verso la classe politica. Come Italiani, non siamo gli unici a provare tutto ciò: sono sensazioni che attraversano trasversalmente i popoli del mondo occidentale.
Guardiamo avanti, e cosa vediamo? L’immigrazione di massa che sfascia il welfare e il tessuto sociale. Le delocalizzazioni e le folli politiche globalizzanti che distruggono la produzione nazionale. Le tasse che si aggravano e sotterrano l’economia reale. Tensioni razziali, scioperi, metropoli che sorgono e periferie che muoiono nel sangue dei disoccupati che si ammazzano. E poi gender, uteri in affitto, neolingua, ideologie che riscrivono la storia e la realtà (afrocentrismo, femminismo…), reati di opinione eccetera eccetera. Non è mia intenzione fare politica, ma è fuori di dubbio che gran parte delle persone vede il futuro in questi termini. Poi, che sia positivo o meno, sta a voi decidere.

Fatto sta che gli anni ’80, in questo senso, rappresentano un’isola felice. Allora nasceva la robotica. La tecnologia affascinava e faceva sognare come durante il primo boom della fantascienza, con una produzione eccezionale di film, serie tv e romanzi sci-fi. Questa fascinazione era supportata dalle piacevoli condizioni economiche in cui versavano le famiglie occidentali.
L’estetica degli anni ’80 era colorata, ricca di neon e insegne brillanti. Il cinema vide un successo strepitoso grazie a saghe ed eroi indimenticabili. Star Wars, E.T., Indiana Jones, Batman, Ritorno al Futuro, Robocop, Rambo, Arma Letale, Scarface e così via. I cattivi erano cattivi veri, i buoni erano omaccioni come Arnold Schwarzenegger o Kurt Russell. A tutto ciò contribuiva il fatto che la Guerra Fredda stesse volgendo al termine. Ma soprattutto, si era ancorati alla realtà e non ci si aspettava che il futuro potesse ribaltarla completamente, annullando il senso di identità e comunità degli individui.
Ecco perché i nati negli anni ’80 hanno riscoperto gli anni ’80. I musicisti hanno tradotto l’elettronica dei 2000s in un nuovo genere, la Retrowave, chiamata anche Dreamwave in una delle sue declinazioni principali. Perché dreamwave? Perché l’immaginario evocato da quei musicisti è sognante e nostalgico, una trasposizione di quel magico decennio vista con gli occhi dei bambini di allora.
Ci sono gruppi e autori che aderiscono ai suoni lo-fi e chill della dreamwave, e altri invece che esprimono aspetti diversi del genere: il retrofuturismo, il senso della velocità e quello più techno (Outrun). Le sonorità maligne e atmosferiche darkwave, talvolta sporche di new wave, industrial e post-punk (Darksynth). O addirittura gli spunti horror tipici del decennio: lo splatter, gli zombie, i serial killer e i fumetti (Horror Synth). Ma ce n’è per tutti i gusti e le etichette si sprecano.
Quello retrowave o New Retro Wave è un mondo ideale plasmato dalle atmosfere dei sintetizzatori. I video e le immagini pescano dalla filmografia, dalle icone, dai vestiti, dai balli, da tutto ciò che contraddistingue quegli anni, stampati nella memoria di chi li ha vissuti.
I pionieri del movimento sono stati i Francesi. Dalla french-electro molti sono passati a sonorità rétro anni ’60 (Daft Punk, Justice, Breakbot, Sebastien Tellier…) e anni ’80. Già Lifelike e Discovery dei Daft Punk, nel 2001, andavano in quella direzione. Poi il Valerie Collective di David Greller (in cui appare anche Russ Chimes, che rappresenterà il lato house del genere). Quindi Kavinsky, al quale si sono ispirati in molti. Data e ovviamente Anoraak, Minitel Rose ecc.
Poi è arrivato Drive, il film, e con esso la popolarità. Nascono i primi, veri progetti musicali retrowave: Futurecop, Power Glove, Perturbator, Timecop1983, The Midnight ecc.
I miei artisti preferiti sono senza dubbio i Gunship (ascoltate l’album omonimo su bandcamp!), i Dead Astronauts (sonorità più darkwave rispetto agli altri gruppi), i Dance With The Dead (mischiano chitarre elettriche e parti techno alla formula retrowave. Ci sono pezzi aggressivi e pezzi atmosferici), Waveshaper (spettacolare) e Carpenter Brut (entrambi nella colonna sonora del videogioco Fury), FM-84 (suono dolce e nostalgico).
Ma sono gusti. Vi consiglio di provarli tutti: ce n’è di ogni. Un’ottima etichetta è la New Retro Wave Records o «NRW Records», che pubblica solo artisti di qualità. La «NRW Records» è molto attiva nella promozione della sue opere e possiede un canale youtube con migliaia di canzoni e album completi. Io ci campo sul quel canale, che viene aggiornato, tra l’altro, più volte al giorno. Andateci!
In alternativa, ho inserito una piccola playlist nella Sidebar del sito, così da intrattenervi e darvi un assaggio. Se volete andare sul sicuro, ascoltate prima gli artisti che ho menzionato.
E voi che ne pensate? Apprezzate la retrowave o preferite, per esempio, la vaporwave? Che ne dite di quest’ondata di retro-futurismi che sta travolgendo il mondo delle arti? Commentate!
7 risposte
Mi piace un sacco la retrowave così come l’immaginario tipico a cui fa riferimento (fantascienza/cyberpunk/musica e film anni ’80). Mi piace soprattutto il modo in cui gli artisti retrowave riescano spesso a essere più anni ’80 degli anni ’80… è sì un recupero di quei suoni e di quello stile, ma portato a livelli tali da aver ormai raggiunto un’identità propria. Il problema della scena retrowave (comune a tantissimi altri tipi di musica, comunque) è che ormai ha fatto un certo botto, e nuovi gruppi spuntano come funghi, spesso troppo simili tra di loro. Non saprei dire se la retrowave (che in fondo ha una storia abbastanza breve dietro di sè) abbia già raggiunto la saturazione, ma non è proprio facile trovare nuovi artisti capaci di dire davvero qualcosa di nuovo rispetto ai pionieri del genere.
Alla tua lista di artisti aggiungerei giusto un paio di nomi: i Noir Deco, primissimo gruppo retrowave da me scoperto e ancora uno dei miei preferiti, e Mitch Murder, un altro nome importante della scena, che più che alla fantascienza si rifà ad un immaginario più patinato e spensierato (a dispetto del nome).
Belli i Dead Astronauts, che non conoscevo e che mi portano al sottogenere di retrowave/synthwave che preferisco, ossia quella con voce. E qui la prima menzione va per forza a Trevor Something, un vero innovatore della moderna musica synth alternativa, che ha saputo costruirsi in brevissimo tempo sia un sound ricercato e ricco di personalità, sia un’immagine (o meglio, non-immagine) abbastanza peculiare. E ancora: Le Cassette, Replicant, The New Division, TEEEL, Tesla Boy, Mirror Kisses, Video Video, Gateway Drugs, Another Green World.
Agli altri lettori di questo blog: segnatevi i nomi snocciolati nell’articolo (e anche i miei, dai), e fate partire il player musicale a destra!
Concordo, il genere è cresciuto in maniera esponenziale e trovo gruppi nuovi quotidianamente (che poi non riesco nemmeno a distinguere!). Tuttavia, non credo che sia necessariamente un male. Se un autore/gruppo ha delle sonorità tali da emergere è un bene; se tanti altri si somigliano e sfornano pezzi decenti è un bene comunque. Spesso mi capita di ascoltare gruppi retro wave fatti con lo stampino, ma che mi piacciono lo stesso. Se il genere ti risulta piacevole è una “win-win situation”!
Dei Noir Deco ascoltai Future To Fantasy, ma mi annoiò. Mitch Murder invece non lo conoscevo; lo sto ascoltando ora e sembra appartenere alla branca più new wave e synthpop del genere, come Trevor Something. Non sono i miei preferiti (preferisco quelli più movimentati ed electro, a la Mega Drive. Ma soprattutto, meno new wave c’è e meglio è…) però li trovo rilassanti! Degli altri nomi che hai citato conosco solo i Le Cassette e i Tesla Boys. I primi non mi piacciono, i secondo sì (canzoni catchy, bei ritornelli)!
Sì insomma, pare che io preferisca la retro wave più elettronica e tu la dreamwave più synthpop. Sbaglio?
Non sbagli, infatti il mio background musicale è costituito per metà da new wave, post-punk, synthpop e affini (l’altra metà è costituita da metal estremo). C’è anche che tendenzialmente preferisco musica cantata; i miei ascolti instrumental-only virano per lo più sul dark ambient (e sulla retrowave, per l’appunto).
Per quanto riguarda la saturazione del genere… mmm, sì, da un lato si è sicuri di non restare mai senza musica nuova da ascoltare 😀
Da un altro lato il proliferare di gruppi-stampino rende più difficile – almeno a me – trovare nuova musica che stimoli davvero il mio interesse. Lo noto specialmente nel metal estremo, dove di gruppi-stampino… ah, non ne parliamo. C’è da dire che questo permette anche agli artisti migliori di emergere ancora di più: se hai un sound unico, ti si nota. Nel caso specifico della retrowave, questa situazione ha fatto sì che non abbia mai approfondito davvero il genere: conosco bene solo quella manciata di gruppi più importanti, che fondamentalmente soddisfano il mio bisogno di musica elettronica solo strumentale nostalgica/fantascientifica, e mi basta così. Mi è capitato di ascoltare vari artisti sparsi ma nessuno che mi catturasse.
Tra l’altro, a proposito dei pionieri e dei più importanti, mi farebbe piacere se i Power Glove fossero più attivi e prolifici. Dopo l’OST di Far Cry – Blood Dragon speravo in un full-length di nuovo materiale, e invece niente, solo un EP.
Hai ragione, neppure io ho approfondito particolarmente. O almeno, rispetto a generi che conosco e ascolto da più tempo. In parte, nel mio caso, lo imputo anche all’età: non ho più voglia di attaccarmi alla musica come prima. Ormai la ascolto come “accompagnamento” e basta.
Ho visto alcune delle serie TV che hai citato e mi piace molto lo stile retrò anni 80 che le contraddistingue. Per quanto riguarda la musica che è il tema dell’articolo, non è un genere di mio gradimento, anche se devo dire la verità non lo conosco quasi, mi è capitato di ascoltare i Dead Astronauts e devo dire la verità non mi sono dispiaciuti
Ho trovato molto interessante l’articolo, mi ha stimolato ad approfondire questo genere,ora che hai spiegato un po’ la sua storia. Ascolterò sicuramente qualcuno dei gruppi che sono stati citati per capire se effettivamente può essere di mio gradimento oppure no. Spero farai ancora articoli come questo, l’ho apprezzato davvero. Ho sempre voluto approfondire un pò i vari generi musicali per avvicinarmi di più alla musica in generale, e ai gruppi che ascolto. Potresti fare un articolo sul genere Electro swing 🙂
Grazie Toradora! Ti consiglio di provare altri gruppi: troverai di sicuro qualcuno che fa per te. Per quanto riguarda l’Electro swing: mi piacerebbe, ma non lo conosco abbastanza da poterne scrivere. Anzi, a dire la verità conosco/apprezzo (e nemmeno così tanto) soltanto i Caravan Palace. Comunque si tratta di un genere ancora agli albori e credo che il boom di gruppi, com’è avvenuto per la retro wave, debba ancora avvenire.
Hai fatto un quadro perfetto dei meravigliosi anni ’80. Te lo posso confermare perchè io li ho vissuti pienamente, avendo ora 50 anni. Quello che mi ha stupito è come hai saputo descrivere quel decennio nonostante la tua giovane età…bravo!! Oltre alla musica, ai film, c’era il proliferare degli home computer (comodore, spectrum, amstrad …oltre agli ibm e apple, le console atari e nintendo…) che ci tenevano impegnati interi pomeriggi e ci facevano sognare. Il senso di libertà, sia percepito che effettivo, era veramente diverso da ora. Per fortuna ho vissuto quegli anni, indelebili nel mio cuore. Ciao!