Ciao Fabio, presentati ai lettori di Immersività.
- Fabio Carta: Nato nel 1975, sono cresciuto a pane e robot giapponesi, appassionandomi ai primi, gloriosi blockbuster del cinema sci-fi. Sposato, impiegato e laureato in Scienze Politiche, a un certo punto, spinto dal bisogno di dare una forma a tutte le idee che da anni mi frullavano nella testa, ho “dato di matto” e ho incominciato a scrivere.
Da quanto tempo scrivi e come hai iniziato?
- Fabio Carta: Nel 2009 ho cominciato a dare un corpo a vecchi progetti, idee e migliaia di appunti e nel 2014 ho presentato il mio primo manoscritto. Nel 2015 esce Arma Infero – Il mastro di forgia, che si ispira al classico dei classici del planetary romance, ossia a Dune, di Frank Herbert. Con Arma Infero ho ricevuto molti riscontri e anche diverse critiche, segno che qualcuno ha letto veramente e con attenzione quello che ho scritto. Non male per un signor nessuno.
Che tipo di scrittore sei? Segui delle regole particolari quando scrivi?
- Fabio Carta: Come molti scrittori alle prime armi, vivo la mia attività creativa come un alter ego, che contende alla professione e agli impegni della vita ufficiale tempo e risorse. Penso e ripenso nei contesti più strani: arrivo al punto di prendere appunti in bozze di email sullo smartphone mentre sto facendo jogging! Per scrivere solitamente ritaglio uno spazio la sera, quando la famigliola è a letto. Mi piace scrivere in camera, a fine serata, con mia moglie accanto. Un po’ di musica ambient nelle cuffie e la presenza di mia moglie che legge o già riposa, lì vicino a me. Non mi serve altro.
I tuoi generi letterari preferiti?
- Fabio Carta: Fantascienza, mi pare chiaro. Ma anche i classici ottocenteschi, saggi storici o di divulgazione scientifica e, di tanto in tanto, un po’ di narrativa arturiana doc. Così, tanto per gradire.
Cosa ami della narrativa?
- Fabio Carta: La capacità di raccontare, evocare immagini, sensazioni e stimolare ragionamenti. Intrattenere senza costringere a un atteggiamento passivo, perché in un libro, a differenza di altri “media” gli spazi bianchi tra le righe possono essere riempiti solo e soltanto da chi legge.
Parlaci del tuo romanzo.
- Fabio Carta: I miei lavori sono la saga di “Arma Infero” e “Ambrose”, quest’ultimo un romanzo cyberpunk uscito per i tipi di Scatole Parlanti nel 2017. Cronologicamente “Arma Infero” è venuto prima e “Ambrose” ne è uno prequel spin-off, del tutto autonomo in verità. Non ci sono personaggi o ambientazioni in comune, non potrebbero per coerenza logica, ma alcune delle tecnologie in “Arma Infero”, così antiche da essere state dimenticate, trattate quasi alla stregua di magia, in “Ambrose” appaiono di sfuggita come prototipi.
“Ambrose” parla di un singolo episodio, di un punto nodale storico nella storyline “sci-fi” da me immaginata. Ma siamo sulla Terra, ci sono nazioni, corporazioni, internet, armi atomiche e la minaccia islamica divenuta superpotenza transnazionale. Nulla di così incomprensibile o diverso dalla realtà odierna.
In “Arma Infero” ho dovuto inventare un mondo, una storia, una mitologia, una divisione geopolitica credibile. E mi ci sono voluti 5 anni e 4 volumi (ebbene sì, il 4 e ultimo volume è prossimo all’uscita) per raccontare una lunga campagna militare che si svolge in parallelo all’ascesa di un sedicente messia cosmico. Sono due storie che non si possono paragonare, anche soltanto nella mole di informazioni.

Cosa ne pensi dello stato della letteratura e dell’editoria in Italia?
- Fabio Carta: Ho come l’impressione che, preda dell’isteria delle vendite dovute all’interminabile crisi dell’editoria e della banalizzazione dei gusti, la letteratura italiana stia lentamente scivolando in un pernicioso gioco al ribasso. Intendo dire che gli autori non cercano più di raccontare qualcosa spiegandola, di elevare coloro che, per voglia di sapere o anche solo di godere della lettura, comprano un libro, ma al contrario si abbassano preventivamente al livello di un’utenza (sic!) che preferisce trovare sempre le solite conferme, sempre con il solito linguaggio, che dover esplorare terreni e pensieri nuovi. L’autore è oggi soffocato da una pletore di figure professionali, o sedicenti tali, indistinguibili tra loro, dall’editore, all’editor, all’agente e via dicendo; e ognuna di queste figure sembra tenere stretta in mano la ricetta vincente per le vendite, per il successo! Deprimente, tremendamente deprimente. O forse sono solo un ingenuo.
Dal canto mio non ho di questi problemi, non essendo nemmeno lontanamente toccato dai problemi di chi, per fare un esempio, un agente ce l’ha (un agente degno di questo nome, non un imbonitore da due soldi in cerca di facili commissioni). Come scrittore “emergente” sto tentando, intenzionalmente o meno non fa differenza, la via dell’ebook il cui prezzo risibile permette di farsi conoscere ai lettori in una maniera che il cartaceo difficilmente riesce a fare, ovvero superando quelle poche decine di copie garantite da amici e parenti. Mi resterebbe il self-publishing, ovvero la vanity-press 2.0 (ma più economica). Tuttavia siamo veramente sicuri che autopubblicarsi, sfuggendo alle asfissianti figure professionali di cui sopra, ok, ma evitando una qualsiasi forma di valutazione preventiva, che non sia quella di amici e parenti (acquirenti sicuri anche questi di cui sopra), siamo certi che tutto questo sia la via giusta da percorrere? Non lo so.
Ultima domanda: spiega ai lettori perché dovrebbero leggere proprio te, in un mare di autori.
- Fabio Carta: Perché non faccio sconti al lettore. Presuntuoso e pedante, vado dritto per la mia strada. Sbaglio? Probabilmente sì. Per rispondere a tante critiche, ad esempio, sull’uso del linguaggio ritenuto eccessivamente elevato nei miei romanzi: sì, ho voluto e ricercato quel tipo di linguaggio. È funzionale a una fruizione facile e d’intrattenimento? Non so, non credo. Ma non ho mai detto di voler incoraggiare quel tipo di lettura. Leggendomi ci si sforza, e tanto: per immaginare, per capire. Chi riesce a superare l’iniziale avversione, so per certo che resterà avvinto a questa maniera desueta di leggere. Per il resto ci sono i fumetti e… Fabio Volo.
Saluta i lettori di Immersività!
- Fabio Carta: Ciao ragazzi e, se siete arrivati fino alla fine di questo sproloquio travestito da intervista, beh… grazie per la pazienza.
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