Dopo l’articolo sulla Janara, continuiamo la nostra avventura nel mondo del folklore campano. Oggi tocca alla Bella ‘Mbriana, figura protagonista del mio Cuore di Tufo, romanzo urban/dark fantasy in cui le leggende napoletane prendono vita.
Se t’interessa l’argomento, fai un salto sulla rubrica Folklore Italiano tra Media e Realtà!
‘A Bella ‘Mbriana, la fata di Napoli
La Bella ‘Mbriana è lo spirito del focolare domestico. A differenza del Munaciello, essa si stabilisce permanentemente in un’abitazione e vi rimane finché non viene offesa o scacciata. Il nucleo familiare diviene, quindi, il luogo naturale dello spirito.
L’etimologia del nome è incerta: c’è chi crede che derivi dalla meridiana solare, poiché si dice che si mostri soltanto alla luce del sole. Non a caso, la Bella ‘Mbriana veniva chiamata ‘Meriana da Giambattista Basile. Inoltre, il termine potrebbe riferirsi alla figura di Diana, già onnipresente nel folklore nostrano (come abbiamo visto nell’articolo sulle Janare).
Secondo alcuni, il cognome Imbriani deriverebbe proprio dalla Bella ‘Mbriana. Secondo altri, il nome stesso dello spirito risalirebbe a una bella signora della suddetta famiglia. Ma sono ipotesi, come l’idea che il cognome Cimmino derivi dagli antichi Cimmeri (chi ha letto Cuore di Tufo ricorderà).
C’è chi crede, al contrario, che il termine ‘Mbriana si origini dal latino umbra, e ciò avrebbe senso in riferimento alla modalità con cui lo spirito suolerebbe manifestarsi: come un’ombra, per l’appunto, un’apparizione fugace e quasi invisibile. O come un’ombra sotto cui ripararsi dal sole.
Per quanto riguarda l’aggettivo che si accosta alla ‘Mbriana, esso è dovuto al bell’aspetto che le viene attribuito nell’iconografia tradizionale: si tratta di una donna affascinante o, addirittura, bellissima; una figura angelica, spesso vestita di bianco o di colori chiari.
Ma esiste perfino una leggenda relativa alla genesi della Bella ‘Mbriana, similmente a quella raccontata da Matilde Serao in merito alla nascita del Munaciello. Si parla di una principessa bellissima che, a causa di una delusione amorosa, sarebbe uscita di senno e avrebbe iniziato a vagare per i vicoli di Napoli.
Il re suo padre l’avrebbe fatta seguire per proteggerla dai malintenzionati e avrebbe premiato coloro i quali avessero accolto (e rifocillato) la figlia nella loro dimora.
Alla Bella ‘Mbriana è legato il destino di un’intera stirpe. Senza di essa, infatti, un casato finisce in rovina e la sua presenza può durare per generazioni e generazioni. Lo spirito alimenta l’affetto e il calore tra consanguinei; “bilancia” l’atmosfera casalinga; gestisce l’ordine e gli affari.
Si occupa, insomma, della casa a tutto tondo. Non a caso, si dice che un alloggio privo della Bella ‘Mbriana non possa essere accogliente. Le fortune stesse dei suoi protetti sono strettamente correlate al potere dello spirito, nonché al trattamento che gli inquilini le riservano.

Per tali motivi, la figura della Bella ‘Mbriana si sovrappone sovente al locus stesso. In altre parole, la Bella ‘Mbriana è la casa e lo stato di quest’ultima rispecchia lo stato dello spirito. Dunque, occuparsi della casa è un atto di devozione e tenerla in buono stato è un segno di rispetto nei confronti dello spirito.
Al contrario, però, un’abitazione trasandata non può che dispiacere la Bella ‘Mbriana. Il disordine e la mancata manutenzione sono considerati veri e propri torti dallo spirito, che potrebbe reagire di conseguenza. Vedremo poi in che senso.
La Bella ‘Mbriana è, quindi, una presenza fondamentalmente positiva. Un nume tutelare o, come più spesso la si definisce, una “fata benefica” che protegge la quiete e la salute dei membri della famiglia. Pertanto, essa
fa spesso da contraltare alla figura del Munaciello, che s’intrufola in casa per causare guai. Come quest’ultimo, però, la Bella ‘Mbriana si mostra assai di rado, solitamente di giorno e per pochi istanti. Se sorpresa, suole trasformarsi in un fortunato geco o in una farfalla.
Se le tende di casa vengono smosse dal vento, magari in una giornata di sole, potrebbe trattarsi del passaggio della Bella ‘Mbriana. Tuttavia, c’è chi giura di averla avvistata anche dopo il tramonto. Sì, taluni parlano di avvistamenti e perfino di chiacchierate con lo spirito, nonostante la reticenza di quest’ultimo.
La tradizione vuole che, per onorare la Bella ‘Mbriana, la si saluti ogniqualvolta si rincasa. Ancora oggi le persone anziane hanno conservato tale consuetudine e, in passato, si metteva un posto a tavola in più per lei. Inoltre, era frequente lasciare una sedia libera perché lo spirito potesse riposarsi all’occorrenza.

«Buonasera Bella ‘Mbriana!».
Ancora oggi, nei periodi di sfortuna monetaria o affettiva, c’è chi recita l’invocazione «Scètate, Bella ‘Mbriana!» per chiedere l’intercessione dello spirito e ritrovare la solidità economica (o, più semplicemente, il pane quotidiano; o, ancora, un semplice colpo di fortuna al gioco o altro).
L’aspetto di fata piacente e lo stretto legame che intercorrerebbe tra la Bella ‘Mbriana e i suoi protetti hanno fatto sì che il termine venisse usato, alle volte, in riferimento alle donne considerate di facili costumi. Si dice che una signora sia una Bella ‘Mbriana o che vada facendo la Bella ‘Mbriana con questo e con quello nel caso di incontri clandestini o, addirittura, a pagamento.
Assieme al Munaciello e alla Janara, dunque, la Bella ‘Mbriana ero uno dei soggetti preferiti delle storie raccontate nelle sere d’inverno, quando la famiglia si riuniva attorno alla vrasera (il braciere).
Il Lato Oscuro della Bella ‘Mbriana
Come tutte le creature soprannaturali, la Bella ‘Mbriana nasconde un lato a dir poco inquietante. Mancarle di rispetto significa inimicarsela e ciò può portare a catastrofi, malanni… perfino alla morte. Ristrutturare casa, per esempio, può arrecare offesa allo spirito. Questi, per ripicca, causerebbe la morte di un caro.

«Casa accunciata morte apparicchiata».
(“Casa ristrutturata, morte apparecchiata”).
Ricordate la duplice natura del Munaciello? Ecco, la Bella ‘Mbriana è similmente bifronte, nonostante sia considerata principalmente come una figura positiva.
Non si deve mai disprezzare la casa, né affermare ad alta voce di voler traslocare. La Bella ‘Mbriana è in ascolto e potrebbe adirarsi. Ella s’infastidisce se c’è disordine, se l’ambiente non viene curato a dovere e, come detto, abbisogna di una sedia libera nel caso voglia riposarsi.
In mancanza di quest’ultima, la Bella ‘Mbriana potrebbe addirittura andarsene e una famiglia priva della sua protezione andrebbe rapidamente incontro alla rovina. È questo, infatti, uno degli aspetti più pericolosi e controversi della fata: se la sua presenza arreca benessera, la sua assenza è una condanna.
Dal rovescio della medaglia deriva, quindi, l’antica accezione Mala ‘Mbriana (più comunemente Brutta ‘Mbriana), utilizzata anche in riferimento alla cosiddetta malafemmena e che ritroviamo nel Pentamerone di Basile. Ma non è tutto: esiste perfino la Bella ‘Mbriaca, alterazione di natura goliardica utilizzata nel torrese.
La Fata della Casa
Diversamente da quanto si potrebbe credere, la Bella ‘Mbriana non è un unicum nel panorama folkloristico italiano. Come nel caso del Munaciello, essa si può ricollegare a tante altre figure e a una realtà presente in tutto il Sud Italia (e non solo).
Sto parlando della cosiddetta fata della casa, manifestazione tipicamente calabra o salentina. Trattasi di una presenza spesso raffigurata come un’anziana o un bambino, ma che può prendere qualsiasi forma. Secondo alcuni, sarebbe lo spirito di chi ha posto la prima pietra della casa; secondo altri, si tratterebbe dell’anima in pena di una persona defunta di morte violenta che non riesce a staccarsi dal luogo del fattaccio.
Un tizio di passaggio durante la costruzione, quello che toccò i primi mattoni, quello che per primo si legò, in qualche misura, all’abitazione… le ipotesi sulla “genesi” della fata della casa sono molteplici.
A ogni modo, la fata della casa si trova in ciascuna dimora e, come la Bella ‘Mbriana, ne gestisce l’ordine, la fortuna, nonché la quiete. Similmente alla sua controparte napoletana, la fata della casa è un nume tutelare per lo più benigno del focolare domestico, nonostante alcune differenze.

La fata della casa preferisce palesarsi, infatti, ai bambini e nella sua forma umana. Essa non disdegna i dispetti che, altrove, verrebbero imputati al Munaciello: fa sparire oggetti, produce rumori molesti, gioca scherzi agli inquilini, fulmina le lampadine, fa impazzire gli elettrodomestici, provoca incubi, irrita i neonati e così via.
In certe storie, la fata della casa si spaccia addirittura per uno dei coniugi e ne approfitta per un po’ d’azione, proprio come il piccolo monaco partenopeo.
L’umore della fata della casa è ballerino di natura: essa s’indispettisce se non si rispetta la casa e non la si cura. Inoltre, bisogna salutare sia quando si rincasa che quando si esce, o addirittura suonare il campanello. Accendere un cero votivo o un incenso profumato alla fata della casa e dedicarle una preghiera prima di coricarsi sono gesti molto apprezzati.
«Buongiòrne fàde de la càse. La sf’rtùne jésse e la f’rtùne trés».
(Usanza barese. “Buongiorno fata della casa. La sfortuna esce, la fortuna entra”).
Per non incontrare la fata della casa, oltre a non adirarla è necessario evitare il buio pesto. In ogni caso, la volubilità dello spirito in questione implica che, a differenza della Bella ‘Mbriana, un comportamento adeguato potrebbe non essere sufficiente.
Per fortuna la fata della casa si limita ai dispetti e non uccide o induce al suicidio i suoi inquilini! Va detto, poi, che gli incontri e le chiacchierate col suddetto spirito sono assai più frequenti nella credenza popolare, tanto da sconfinare nella leggenda metropolitana.
Alla fata della casa viene imputata anche la sensazione di soffocamento (o, alternativamente, di paralisi) che si prova durante il sonno tipica di un gran numero di creaturine del folklore italiano. Nel napoletano, una di tali figure è il cosiddetto Farfariello, diavoletto alato che si posa sul petto del malcapitato nel bel mezzo della notte.

Da Wikipedia: «Kikimora detesta le donne pigre e protegge le buone massaie, cullando i loro bimbi durante la notte. In una casa dove regna l’incuria la kikimora sottopone i suoi abitanti ad ogni tipo di molestia e si mette a filare di notte facendo fischiare il fuso. Si dice che una persona che veda una kikimora filare all’ingresso della casa sia presto destinata a morire. Per placare l’ira della kikimora bisogna lavare tutte le pentole e le stoviglie con della felce maschio».
Siccome la fata della casa potrebbe essere l’anima di una persona vittima di morte violenta, non è escluso che si comporti come un vero e proprio fantasma infestante e che cerchi addirittura di vendicarsi o di cacciare chiunque venga ad abitare nel succitato appartamento.
Inoltre, la fata della casa può essere legata a un oggetto particolare presente nell’alloggio; oggetto che conterrebbe la sua anima, proprio come il filatterio di un Lich o di un non-morto di qualche universo fantasy. In tal caso, distruggere l’oggetto basterebbe a scacciare lo spirito.
Se nel barese la Bella ‘Mbriana viene rimpiazzata dalla fata della casa, nella capitanata pugliese le cose cambiano. A Manfredonia abbiamo, infatti, la Santajuria, fantasma che tutti i neo-inquilini cercano di propiziarsi. La sua funzione è pressoché identica a quella della fata della casa, o della Bella ‘Mbriana.
Altro spirito simile del Centro-sud è quello della Madre, una presenza preposta alla custodia del folocare domestico, nonché alla pace e al benessere del nucleo familiare. Generosa, premurosa, accogliente, anche la Madre è considerata una vera e propria fata e, quando la si irrita mancando di rispetto all’abitazione, è necessario chiedere scusa alle mura di casa perché lo spirito non porti rancore.
In parte della Campania e nel basso Lazio, invece, la Bella ‘Mbriana diviene la Bella Imbriana, ma i connotati restano per lo più invariati.
Belle ‘Mbriane, fate della casa e simili si confondono, ovviamente, coi numi tutelari della mitologia romana: i Lari, i Penati, i Mani, il Genius loci e così via, dai quali probabilmente derivano. Tuttavia, questi costituiscono un argomento a parte di cui parlerò in un successivo articolo.
Altra assonanza di cui tener conto è quella che riguarda la Dea romana Vesta, o la greca Estia, protettrice vergine della casa, del focolare e della famiglia. Alla Dea venivano dedicati sacrifici e libagioni nell’ambiente domestico. Vale la pena ricordare, inoltre, che proprio a Vesta si riconducono i Penati, difensori del benessere degli inquilini e delle fortune familiari.

La ‘Mbriana nei Media
Se la Bella ‘Mbriana non è famosa come il Munaciello, a essa i Napoletani sono ben più devoti. Parliamo di una fata benefica, del nume tutelare della casa e così via, perciò tale sentimento “popolare” non dovrebbe stupire.
Ci sono dozzine, anzi, centinaia di locali chiamati Bella ‘Mbriana et similia. Ristoranti, pub, alberghi, B&B, cartolerie e chi più ne ha più ne metta. Non solo a Napoli, per altro, ma in tutt’Italia. Potrebbe esservi capitato di alloggiare o di mangiare presso un’attività con tale nome.
Uno degli artisti partenopei più amati e conosciuti, Pino Daniele, si è ispirato alla Bella ‘Mbriana per l’omonima canzone, che ha prestato il nome a un album pubblicato nel 1982 dalla EMI italiana.
Dint’ ‘o scuro e chi me vede
si sapisse che può dà matina e sera
t’aggio visto crescere e cantà
t’aggio visto ridere e pazzià
dint’ ‘o scuro e nun se crede
si sapisse votta a passà sta jacuera
t’aggio visto chiagnere e jastemmà
t’aggio visto fottere e scannà
bonasera bella ‘mbriana mia
ccà nisciuno te votta forabonasera bella ‘mbriana mia
rieste appiso a ‘nu filo d’oro
bonasera aspettanno ‘o tiemppo asciutto
bonasera a chi avanza ‘o pere c’ò core rutto
che paura a primmavera
nun saje cchiù che t’haje aspettà
e che succede
l’aggio visto ‘a guerra vuò vedè
sò ati tiempe e tu che può sapè
‘nfaccia ‘o muro ce sta’ ‘o core
‘e chi pava sempe e nun sente dulore
e aggio visto ‘e notte ‘o fuoco a mmare
chino ‘e rrobba e cu’ ‘nu fierro mmano
bonasera bella ‘mbriana mia
ccà nisciuno te votta fora
bonasera bella ‘mbriana mia
rieste appiso a ‘nu filo d’oro
bonasera aspettanno ‘o tiempo asciutto
bonasera a chi torna ‘a casa c’ò core rutto.
La Bella ‘Mbriana compare, poi, nel mondo del teatro napoletano (commedie e non solo). In La Bella ‘Mbriana a lo Burgo de Lorito, di Giacomo Merulli; in Scannasurice, di Enzo Moscato; in vari spettacoli omonimi di piccole compagnie, di cui una chiamata, per l’appunto, Bella ‘Mbriana.
Certo, le citazioni sono poche e poco importanti, soprattutto rispetto all’onnipresente Munaciello. La Bella ‘Mbriana, tuttavia, appare anche in numerosi poemi in dialetto napoletano e la si citava spesso per adulare le fanciulle.
«Gioja mia, fata, fortuna, bella mbriana mia; te voglio adorà de pensiero».
(Da una commedia di Francesco Cerlone).
Nel 2015, la Casa editrice L’ArgoLibro ha pubblicato un volume interamente dedicato alla figura della Bella ‘Mbriana, a cura di Milena Esposito, Lucio Mercogliano e Pasquale Fernando Giuliani Mazzei. Il titolo di questo saggio è ‘a Bella ‘Mbriana – La Fata Napoletana.

Com’è ovvio, a una tale popolarità non può che accostarsi il mercato: troviamo la Bella ‘Mbriana in qualsiasi forma e materiale e perfino sul presepe. Chi non vorrebbe la propria protettrice in miniatura? Oltre alle statuette, poi, qualcuno ha perfino realizzato portachiavi, gioielli, mattonelle in cotto… finanche pizza e birre!

Insomma la Bella ‘Mbriana sembra godere di ottima salute e continuerà, presumibilmente, ad affascinare le prossime generazioni.
Che ne pensate di questa figura? Ci sono spiriti domestici anche dalle vostre parti?
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6 risposte
Figura affascinante e potente ? . Proprio recentemente, sono andata alla ricerca di canzoni di Pino Daniele, così ho ascoltato “Bella ‘Mbriana”… canzone piaciutissima ?
Scusa il ritardo, Maria! Vero. Pensa che Bella ‘Mbriana di Pino Daniele non la conoscevo; l’ha interpretata una ragazza a una presentazione del mio libro e sono rimasto colpito sia dalla bravura della cantante che dall’attinenza che il pezzo ha col mio romanzo!
E’ bello immaginare di avere una fata protettrice della propria casa, ma è anche un pensiero inquietante. Con il mio disordine la farei arrabbiare ogni giorno! ^_^ ottimo e interessante articolo, come sempre.
Scusa il ritardo, Chris! Grazie per i complimenti, come sempre 🙂 . Sono d’accordo: è inquietante, e non è un caso che abbia un lato spaventoso. Spero che il pensiero di una Bella ‘Mbriana assetata di sangue ti spinga a essere più ordinata 😛
Adoro il folklore nostrano!
Bell’articolo, Palombaro!
Grazie mille, Corvo!